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News-Autunno

L’autunno dei lavoratori scomparsi: le imprese cercano 400 mila persone

Non solo camerieri: a dispetto dei 2,3 milioni di disoccupati, anche l’industria fatica a trovare tecnici e operai, la svolta hi-tech richiede infatti competenze che latitano, per ragioni economiche e sociali e la riscossa deve partire dalla scuola

La Texa di Treviso ha un problema che la rende l’esempio perfetto di una delle questioni che tormentano le imprese delle economie avanzate. Ha un elenco di “posizioni aperte”, di funzioni da ricoprire con nuove assunzioni, che si estende per ben 53 caselle. In un Paese con 2,3 milioni di disoccupati come l’Italia, tra i quali 300 mila laureati, fuori dalla porta del quartier generale di Texa i candidati dovrebbero fare la coda. Invece no. 

 “Quasi tutti i profili che stiamo ricercando sono di tipo tecnico e dovrebbero rappresentare la normalità in un sistema economico come il nostro, dove le produzioni di massa sono state ormai dislocate altrove e si punta tutto sul know how, l’eccellenza, l’innovazione. Purtroppo, però, alcuni di questi profili facciamo molta fatica a individuarli”, dice il responsabile della risorse umane, Luigi Bastianello.

Il record va a due posizioni, ingegneri elettronici specializzati in cyber-security: “Li cerchiamo ormai da mesi”.

Un Miracolo Italiano
Nata quasi trent’anni fa e guidata da uno dei fondatori, Bruno Vianello, la Texa è uno dei tanti miracoli dell’industria italiana. Ha mosso i primi passi costruendo le apparecchiature elettroniche utilizzate per individuare i guasti delle auto, allargando poi l’attività. L’ultimo sviluppo è nel cuore del futuro: motori e componenti per le auto elettriche, con l’apertura di sedi a Bologna e Torino. La produzione è rigorosamente made in Italy, i dipendenti a dicembre erano 750, l’obiettivo per fine anno è 880. Collabora attivamente con il mondo della scuola, però non basta. La lista dei 53 che Texa sta cercando è composta quasi per intero da ingegneri, con specializzazioni dettagliate. Luigi Bastianello, il responsabile delle risorse umane, è sulla linea del fuoco quotidianamente: “Una nostra collaboratrice ha fatto una ricerca sulle retribuzioni corrisposte sul territorio ai tecnici specializzati in sicurezza digitale: rispetto a prima della pandemia sono aumentate in media del 20%”, dice, “mentre le società di ricerca del personale ci dicono che riescono a dare una risposta positiva soltanto nel 37% dei casi, la metà di prima”.

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